CONTRADA LE BOTTEGHE
Colori: Giallo e Viola
Araldica: Inquartato in campo giallo; nel 1° e 4° un lambello viola a tre pendenti, nel 2° e 3° allungato di viola di tre pezzi e due mezzi in palo.
Simboleggia: Il lambello è la più nobile brisura
Vittorie: 2 (1985 – 1990)
Santo patrono: SS. Madonna di Lourdes (2° domenica di Settembre)
Contrada rivale: Borgonovo
Storia: Questa Contrada deve le sue origini al territorio in cui vi è sorta, in quanto si affaccia sul “Lago di Fucecchio”, ovvero il Padule. Nonostante le febbri.Lo scrittore Piero Malvolti nel suo libro “Fucecchio un Paese”, parlando appunto del territorio botteghino narra: “…comincia da qui e si snoda nella vasta piana raccolta tra le Cerbaie e quelle colline di Vinci, che Leonardo intravede alle spalle del Cristo nell’ultima cena. Si ha sempre la sensazione di una storia di uomini primitivi, che nei lunghi e affilati barchini spinti a pertica, scivolavano leggeri nelle acque pescose e dense di erbe”.
Già perché le febbri, che imperversarono per secoli sul Padule, alle Botteghe sono presenti nella memoria dei più anziani, memorie queste che sono state tramandate per generazioni nel trascorrere dei secoli. Da ciò che viene narrato dalla storia locale, si dice che le febbre era veramente una grande ventata che colpiva allo stesso momento famiglie e casate intere. Maturava lentamente, fin dagli inizi dell’estate. Addirittura si dice che c’erano persone del luogo, che si erano specializzate nel calcolarla, studiando il tempo, le albe, i tramonti, il colore del cielo e il peso dell’aria. La storia riporta che un anno in una sola volta, si persero più dei due terzi delle persone che abitavano questo territorio.
Questa zona però, grazie alle sue bellezze e caratteristiche, era una meta molto gradita dal Granduca di Toscana, Cosimo I° de’ Medici. Egli era molto attratto da questi luoghi, costituiti da terreni facilmente coltivabili, da boschi ricchi di selvaggina e laghi molto pescosi. Cosimo era infatti un grande cacciatore, non disdegnava alcun genere di caccia, dal cinghiale al pettirosso ed è noto come la zona del padule e le colline circostanti costituissero fin da allora una riserva inesauribile di selvaggina.
I corteggi di corte testimoniano numerosi soggiorniAll’amore personale per queste zone si aggiunse ben presto l’interesse economico. La crisi interna del mercato della lana e della seta, da sempre prodotti portanti dell’economia fiorentina, spinse Cosimo ad investire ingenti capitali nell’acquisto di terreni riuniti in unità poderali ed organizzati in fattorie. I primi investimenti fondiari iniziarono nella prima metà del XVI secolo con la cessione a Cosimo I°, di terreni da parte delle famiglie Adimari e Alessandri della famiglia medicea nella comunità di Cerreto, in quanto la località offriva, oltre alla possibilità di una tappa negli spostamenti verso Pisa e la Maremma, i piaceri della caccia e la quiete della campagna.
L’interesse sempre crescente per queste terre fa si che nel 1558, egli stesso decida di far rinnovare la Pieve di San Leonardo, il cui piovano è Pier Francesco de’ Ricci, maggiordomo e segretario dello stesso Duca Cosimo. Le sue opere continuano con la realizzazione dell’imponente villa posta sul poggio accanto alla Pieve, opera questa che viene a concretizzarsi nella seconda metà del ‘500.
Il 9 novembre 1564, Cosimo scrive al Reverendo Don Isidoro di Montauto, circa gli scudi da destinare al finanziamento del progetto. Il suo arrivo in villa rappresentava ogni volta un avvenimento importante per i signorotti dei borghi circostanti, che rendevano visita al Granduca ed a sua moglie Eleonora di Toledo,
con sfarziosità e gli onori che le occasioni imponevano.