I FORTUNELLI 2016

 

 

Stupore

Imbarazzo

Timore

Onere

Onore

Carica

Concentrazione

Felicità

Distensione

Gioia

Convinzione

Delirio

( non dormii la notte prima della tratta)

La figura del Fortunello, di ispirazione senese, è abbastanza recente, per ovvie ragioni, nella storia del Palio di Fucecchio. Risale all’immediato inizio degli anni 2000, quando, prima con il Palio del 22 luglio 2000 poi in maniera definitiva dal 2001, fu stabilita l’effettuazione del Palio tramite anche il meccanismo della tratta e del conseguente sorteggio dei cavalli invece del Palio con il soggetto a ingaggio.

Fin dalla sua nascita all’interno della festa, il fortunello acquista una valenza diversa dal precedente senese; non è un o il barbaresco, non è nemmeno identificabile nella persona designata per andare a prendere il cavallo, ma è sostanzialmente l’uomo (o la donna) della fortuna, chi cioè viene individuato dal Capitano come la persona in grado di chiamare su di sé gli occhi benevoli della sorte. Dicono che sia un termine consueto nel lessico fucecchiese, un modo di dire consolidato e usuale che poi ha trovato una collocazione propria all’interno di quel particolare lessico che è quello paliesco.

Non esiste un cerimoniale unico nella ricerca del fortunello.

Ogni Capitano ha un criterio personale, se ne sceglie il nome inseguendo un sogno a volte, o un’intuizione particolare, si sceglie per un particolare rapporto di amicizia o perché si tratta di qualcuno in cui davvero un intero popolo si possa identificare durante quella magica notte.

Si può scegliere anche chi lo ha già fatto, chi il cavallo da Palio già lo ha portato.

ho avuto anche la fortuna di vincerne ben 4…e di questi il 2000 sicuramente è quello più bello, anche perché è stato il primo con la tratta a Fucecchio…

 

Ciascuna delle dodici Contrade ha una serata speciale per la nomina del Fortunello; è il nome che si aspetta con più curiosità, quello che si cerca di indovinare nelle serate di chiacchiere, quello a cui affidare il sogno che si culla di anno in anno.

Perché una volta scoperto e rivelato il nome, il gioco inizia davvero.

E al di là del Palio d’inverno, dei giochi, delle strategie e del potere, il fortunello rappresenta una delle vere anime di questa passione, la sorte, il destino. Ne incarna l’aspetto più affascinate e temuto.

C’è chi si sente pronto a farlo da sempre e chi non vorrebbe mai, nella vita, sentire fatto il proprio nome.

“Quest’anno tocca a me” (tornava il fatto che ero a sedere nel mezzo a due ex fortunelli), e subito sono stato travolto da duemila sensazioni, pensieri, emozioni; in due secondi ti vengono in mente cose che solo per pensarle tutte ci vorrebbe una giornata intera “e ora che faccio? rido? piango? devo fare il discorso? e se mi tocca una brenna? però se mi tocca il cavallone…

Dal lunedì al mercoledì ho passato due giorni di pura tensione, le pensavo di tutte, ho sostituito la “mazza del Fortunello”, che mi era stata assegnata dal Capitano, con un’altra: un bastone che trovai il giorno del Palio di Siena, nella Contrada vincitrice dopo 25 anni di attesa, nell’anno del Giubileo (io in quel bastone ci ho sempre creduto, ho sempre pensato che fosse un segno averlo trovato). Non so se certe cose contano o meno, so solo che bisogna fare quello che ci sentiamo e che la fortuna aiuta sempre gli audaci.

Ci sono giorni che valgono la pena di essere vissuti…

 

E quando l’attimo si compie, la responsabilità non svanisce.

E’ un viaggio lungo quello del Fortunello, lungo davvero e finisce al’ultimo giro, al palo.

 

Le emozioni che si provano non sono facili da descrivere, sei attraversato da un’ondata di felicità e allo stesso tempo di responsabilità. Vorresti tanto, per quella sera, riuscire a far gioire il tuo popolo anche se solo a palio finito saprai se hai svolto bene il tuo compito o meno

 

Si può scegliere perché è una persona di per sé fortunata nella vita, a cui il destino sorride serenamente, o al contrario perché si riconosce che il filo rosso della sua vita sia troppo contorto e complicato, tanto da sperare che quella sera possa sciogliersi in un lampo.

Dicono che sia necessaria una buona dose di incoscienza per affrontare quel momento, dicono che sia più importante del coraggio, l’incoscienza, in quei minuti.

 

Una richiesta inaspettata, ma subito accettata perché quando la Contrada chiama non puoi non rispondere; una richiesta precisa, un solo cavallo richiesto da Capitano e fantino, doveva essere un colpo secco senza sbagli. Sebbene tutti con affetto mi hanno riempito le tasche di amuleti, io sapevo che dovevo contare solo su me stessa, avevo nel cuore e nella testa un solo obbiettivo: esaudire il desiderio di una delle persone più importanti della mia vita, quelle che si contano sulle dita di una mano; sono andata a passo sicuro … quando è stato il mio turno, ho guardato la mia stella, so che c’è sempre quando la cerco…

 

Ognuno la sorte la chiama a proprio modo; un fiore, una mazza, un ricordo, uno sguardo particolare.

Un costume già indossato, una scaramanzia nascosta, un rito segreto.

Un pensiero a qualcuno che non c’è più.

Gli occhi di tutti addosso, l’emozione letta nei volti amici, le parole dette prima di andare, occhi negli occhi,  col proprio Capitano.

Si va.

Gli ultimi abbracci. E ci si ritrova soli, davvero.

 

Sapevo di essere responsabile di qualcosa su cui non avevo alcun potere. Era una follia e al tempo stesso l’emozione più intensa che avessi mai provato.

 

Gli occhi pieni del desiderio più grande, a volte spauriti, a volte decisi, a volte dritti e sereni, a volte sprezzanti e fieri.

Ognuno con la propria preghiera, i propri colori addosso, col privilegio di voltarsi e riconoscersi nella propria gente.

Il fortunello è la mano del popolo che si intreccia con le trame della sorte, lo sguardo che si ferma sul Palio quando il Palio diventa non più giorni di attesa, ma il giorno della verità, nella notte in cui i sogni possono iniziare a diventare storia.

Serve il migliore dei sorrisi per acciuffare la sorte nell’istante perfetto, quello giusto, quello preciso, perché non conta il cavallo più forte, conta quello che vince.

 

 

(grazie a chi ha regalato le proprie parole vivendo di nuovo l’emozione di quella notte… ).